Leggendo le
non facili pagine della Kristeva, riesco meglio a comprendere il valore
di un certo tipo di intellettuali, rimasti rigorosi e coerenti nei
confronti di un corpo sociale che li ha allontanati, prendendone le
distanze quasi come esseri infetti. La psicoanalisi insegna che l’uomo e
il suo sistema simbolico si costituiscono attraverso la costruzione di
barriere tra l’osceno (la sozzura) , escrementi, sangue, saliva, i quali
, limitati da una ben definita linea di demarcazione dopo l’espulsione,
sono destinati a non essere toccati o maneggiati ( se non, appunto, con
disgusto), pena l’ammenda.
‘Non giocare con i tuoi escrementi’ è l’imperativo categorico che tutti
noi abbiamo subito e dispensiamo ai nostri figli.
Ciò che determina il lordo, l’immondo, è appunto il pulito, il lindo, il
lecito. Che può definirsi come tale solo grazie all’esistenza del suo
contraltare.
E viceversa. Tra i due sistemi non ci sarà mai comunicazione se non in
casi, appunto, di perversione. Il passaggio che Kristeva fa parlando di
Céline è esemplare. Egli si occupò di indagare quello ‘sporco’ che la
Francia non voleva vedere, testimone di Vichy e dell’antisemitismo assai
diffuso all’epoca in cui LFC Scriveva. O si pensi alla veemente accusa
contro Sartre e tutti gli intellettuali in fondo conniventi con quel
regime , senza mai sporcassi troppo, velo squarciato su legami non
ufficiali, ma reali. La cesura tra i due mondi era radicale ed
irrimediabile, quanto le due posizioni erano l’una elemento costituente
dell’altra (nel Viaggio al Termine della Notte, sono ben chiare
le atmosfere coloniali sulle quali la Francia costruì la sua fortuna).
Solo una netta distanza permise ai due mondi di vivere distanti,
necessari l’uno all’altro. Come accade oggi. Ovunque,
Dunque in questo caso è chiara la funzione dell’intellettuale che si
sporca le mani con le cose schifose della madre patria, e per questo suo
agire perverso, viene messo fuori contesto. Da qua la cifra del vero
intellettuale che non è sufficiente definire ‘contro’, quanto ‘altro’
Distante, isolato perché compromesso con le sozzure indicibili
sottoposte ad interdetto. Intoccabile.
Scrive Julia Kristeva: ' inizialmente la sporcizia non è una qualità in
sè, ma si applica solamente a quanto si riferisce a un limite, e più in
particolare rappresenta l'oggetto caduto di questo limite, l'altro suo
aspetto, un margine. (Poteri dell'orrore. Spirali. p. 78). Céline
incarna questo limite. La sua lucida analisi della sozzura, dell'orrore
della Francia coloniale, del capitalismo e del Comunismo, l'aver dunque
visto il lato oscuro, celato, di ogni rappresentazione che diviene
quindi allegorica, lo pone come guardiano, gestore del passaggio
codificato tra i due mondi, affinché l'uno possa sostenersi in forma
negativa dell'altro. Fu, con il suo argot, l'inventore di una neo
lingua, la sola che servì da cesura rinnegata dalla Francia tra il mondo
abitabile e quello che tutti sanno esistere, ma al quale non vogliono
accedere.
Céline è colui il quale coglie e narra quel ' che non si confessa, ma si
sa comune'. Céline è quell'abbietto che, come dice Kristeva, ' si
separa, erra anzichè riconoscersi'. Céline fu tutto questo. E pagò un
prezzo alto nel voler venire meno a questa sua funzione di guardiano
silente dello scambio tra i due mondi, di controllore dei canali in
entrata e uscita tra mondo legale e mondo illegale, sbattendo in faccia
ai proprio connazionali l'oscenità della normale collusione tra i due
universi. Céline era un kynico, termine usato da Zizek per definire chi
mina coscientemente gli apparati dell’ideologia dominante, al fine di
esporre gli interessi corrotti che si celano dietro le dichiarazioni
ideologiche. Al contrario il cinico è ‘ ben consapevole degli interessi
particolari che sono alla base degli assiomi ideologici, ma (..)
sostiene e riproduce i medesimi apparati ideologici come se ne fosse
inconsapevole’
'Tutto quello che è interessante accade nell'ombra, davvero. Non si sa
nulla della vera storia degli uomini' è una delle sue frasi piu'
pregnanti in tal senso .
Quale è dunque il destino di questi 'delatori' del malcostume
sotterraneo? Questi novelli infanti che, dopo anni passati sulla diga
che separa il mondo grigio da quello regolato, si lanciano nella più'
provocatoria delle esclamazioni , ' il re è nudo' ? L'isolamento. La
deriva. La marginalizzazione preceduta dalla reprimenda sociale qualora
osino strappare la tendina che separa i due universi. Orit Yushinsky
sostiene che il Céline del 'Viaggio al termine della notte' 'gode dello
svelamento dei rozzi interessi che si celano dietro le pretese
ideologiche', ponendosi al contempo come gestore del limite, ma preso
dal desiderio di tenere aperto lo squarcio che cela l'abbietto sul quale
la società benpensante si fonda, e si sostiene’.Solo con questo
apparato simbolico l'individuo può sostenere determinate affermazioni
ideologiche mantenendo in pratica le proprie convinzioni sconfessate. Si
pensi ad esempio alla promiscuità sessuale, e l'adesione all'ideologia
moralizzante (censoria nei confronti della prostituzione) che permette
di tenere celata l'inconfessabile spinta a frequentare i bordelli.
LFC pagò, come hanno pagato uomini come Snowden, Julian Assange, o gli
ufficiali che sapevano dell'uso dell'uranio impoverito, per molto tempo
obbedienti custodi del finto confine tra questi universi. Hanno pagato
con l'infamia, con la gogna, con la rabbia degli abitanti dell'uno e
dell'altro mondo, entrambi infastiditi dal loro aver scoperchiato quel
calderone del quale tutti sapevano, e che per tutti stava a tacito
fondamento dell'ordine della città. Lo dice bene Dostoevskij: ‘ E, del
resto, sapete che vi dico? Io sono convinto che noialtri uomini del
sottosuolo, dobbiamo essere tenuti al guinzaglio. Siamo capaci di
starcene magari per quarant’anni rinchiusi in silenzio, nel sottosuolo.,
ma se una volta riusciamo a liberarci e a tornare alla luce, allora
cominciamo a parlare, parlare, parlare..’ Nel suo voler a tutti i costi
tornare in Patria, incombente con le parole e col corpo che si lascia
degenerare a Medoun, troviamo negli atti quel che Julia Kristeva dice
sull’abbietto che :’ Risulta come gettato colui per il quale l’abbietto
esiste e cioè (si) pone, (si) separa, si situa e erra anziché
riconoscersi, desiderare, appartenere o rifiutare’. Céline è più di ogni
altro quel viandante ‘smarrito’ in una ‘notte senza fine’ Céline non è
mai monotono, pur con la sua scrittura ‘cattiva’. Non scivola mai nella
ripetizione estenuante delle noiose righe sadiane, intrise di un
godimento senza interesse, sempre identico a sé stesso, mai nuovo per
chi ascolta. Cinico, appunto. Il brutto di Céline è intimamente
divertente e scorrevole, mai banale. Non c’è alcun desiderio di
apparenza dietro al suo volersi seppellire tra gatti e scartoffie. E’ un
dolore vero, di chi non teme alcuna accusa di vittimismo. Lui è a tutti
gli effetti un arto strappato dal corpo letterario francese, che rimane
monco senza dolore, lasciando a lui tutto il male della lacerazione.
Su questo non c’è scampo, politico o morale.
I reietti della città, vivono e sono in bella evidenza proprio per
permettere alla parte ‘buona’ della polis di esistere, e di compiacersi
nella propria immagine. Le cene per i poveri, la raccolta indumenti o
giocattoli per i disgraziati delle case dimenticate, sono la quotidiana
passerella sulla quale il ‘buon cittadino’ cammina esibendo la sua
appartenenza e le sue buone doti, rigorosamente in una zona libera dalla
povertà, dalla sozzura e dal disagio. Senza i quali, la sua stessa
appartenenza sarebbe messa in discussione, obbligando ad un vagare in
una infinta zona franca, libera, nella quale ricchi e poveri, malnati e
privilegiati, sfigati e imbellettai possono incontrarsi col rischio di
confondersi.
L’insopportabile reale di Céline, poteva essere allontanato con la
bellezza: la forma dello stile, le gambe delle ballerine. Essere stile
anzitutto.
La scrittura come sintomo, come punto di tenuta e galleggiamento sulle
acque del fiume sporco. 'Il francese è una vecchia lingua, secca,
decrepita’. (..) 'Io sono uno stilista, solo questo. Mi importa solo lo
stile, dunque solo il colore’ Le sue opere sono una condanna a scavare
sino all’osso nel lato oscuro dell’umanità. Il dr Destouches fa il
medico e va al fronte. Il medico conosce la malattia, la caducità dei
corpi. ‘….
In guerra conosce la violenza e la sopraffazione come regola di vita,
come elemento ineliminabile dell’essere umano. Céline non trova alcuno
scampo, alcuna consolazione. Né nell’uomo, né nelle ideologie.
Céline svela la mostruosità del sistema produttivo americano, nonché la
brutalità del sistema sovietico. Céline fugge tutta la vita in cerca di
quelle piccole bellezze che rendono sopportabile questo viaggio ( ‘ un
lampo di luce che finisce nella notte)
Dopo tutto quel peregrinare egli confessa la sua obbedienza totale alle
lettere, la sua condanna a scrivere. Un godimento malefico dal quale non
riesce a liberarsi. Un uomo che ha visto e patito tutto il buio degli
uomini, scoprendo mentre avanzava che non esiste speranza né luce. La
sola possibilità è un identificazione totale, una immedesimazione che da
stordimento alla scrittura, all’estetica dell’argot.
Sarebbero sue le frasi della serie televisiva 'True detectives'
'Sai cosa farebbe la gente se non credesse in Dio?'
'No'
'Le stesse cose che fa ora. Ma alla luce del sole'